Lo smart working in Italia ha conosciuto un salto improvviso. Infatti, leggiamo sul blog del consulente del lavoro di Roma Giovanni De Pierro, in seguito all’emergenza sanitaria ed al lungo confinamento a cui l’Italia è stata sottoposta, molti enti, organizzazioni ed aziende hanno optato per i modelli flessibili di lavoro. A fronte del 15% nel 2019, lo smart working in Italia è passato al 77% nel corso dell’anno corrente. Inoltre, i manager intervistati auspicano come il 66% dei dipendenti continui a lavorare da remoto almeno un giorno alla settimana. I dati finora esposti sono stati rilevati in seguito ad una ricerca portata avanti da Microsoft su “Remote Working e Futuro del Lavoro”, che ha interessato oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane.

Blog Giovanni De Pierro: quali obiettivi? L’indagine ha avuto come obiettivo cercare di capire come le persone si siano adattate allo smart working, in seguito alla pandemia. Inoltre, i risultati ottenuti hanno permesso di comprendere anche le modalità con cui le aziende sostengono i lavoratori e quali siano gli scenari futuri. La ricerca ha messo in evidenza come il lavoro flessibile abbia prodotto benefici, sia in termini di produttività che di efficienza, secondo il parere dei manager aziendali. Passando ai numeri, si è riscontrato che l’87% degli intervistati ha fatto registrare una produttività pari o superiore al periodo precedente al confinamento, mentre il 71% ha definito le modalità miste di lavoro un modo per  tagliare costi e poter risparmiare. Invece, il 64% degli intervistati vede nel lavoro agile un modo per poter continuare ad avere a disposizione i lavoratori migliori. Sia i leader sia i lavoratori, dunque, stanno mostrando compiacimento nei confronti del lavoro agile, senza alcun rimpianto per le modalità di lavoro prima dell’emergenza.

Il nuovo regime lavorativo in smart working

Così, l’88% dei datori di lavoro auspica l’introduzione di un regime lavorativo di tipo misto nel lungo periodo, con i lavoratori che esprimono la volontà di trascorrere in media 37% del loro tempo al di fuori del classico luogo di lavoro. Inoltre, dall’indagine sono emersi i principali vantaggi che i dipendenti vedono nello smart working. Infatti, il 77% afferma che è possibile vestirsi in modo più comodo, il 39% afferma che lo smart working consente di personalizzare il luogo di lavoro, il 49% dice di poter dedicare maggior tempo ai propri hobby, il 36% riesce a stare di più con i propri figli e il 22% con i propri animali domestici, scrive Giovanni De Pierro.

A fronte di tanti commenti positivi e vantaggi, la ricerca di Microsoft ha evidenziato anche alcuni lati oscuri dello smart working. Quest’ultimo, infatti, sembra andare a discapito della condivisione di idee e progetti tra i colleghi; inoltre, i lavoratori appaiono meno spinti a chiedere un supporto o a demandare i compiti in modo adeguato. Infatti, il 61% dei manager intervistati riconosce di aver avuto problemi a delegare in modo efficace e a guidare i team virtuali, mentre il 63% ha mostrato difficoltà nel promuovere e concretizzare un buono spirito di squadra nel contesto di smart working. La modalità agile del lavoro ha poi spento gli entusiasmi di molti manager. Infatti, il 40% di essi, nel corso dell’anno 2019, riconosceva alla propria azienda una cultura professionale all’avanguardia; nel 2020, la percentuale è scesa ad appena il 30%. Inoltre, è stato registrato anche un importante decremento, dal 56% del 2019 al 47% del 2020, nella percezione del grado di innovazione di prodotti e servizi. Al di là delle statistiche e delle indagini portate avanti, lo smart working ha portato modifiche importanti anche nella legislazione attuale, che disciplina il mondo del lavoro. Infatti, con l’emanazione dei diversi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, anche il Governo si è pronunciato in merito alla regolarizzazione dello smart working. Il Ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, deputata del Movimento 5 Stelle ha firmato il decreto ministeriale sullo smart working, in attuazione delle norme che costituiscono il decreto Rilancio, in conformità a quanto stabilito dai Dpcm del 13 e del 18 ottobre, pulizie generali, insomma, ricorda Giovanni De Pierro. Il decreto smart working è finalizzato alla riorganizzazione del lavoro agile, al fine di assicurare la continuità del servizio anche al termine dell’emergenza sanitaria. Il decreto che porta la firma del Ministro Dadone si concentra soprattutto sull’organizzazione del lavoro agile all’interno della Pubblica Amministrazione.

In particolare, stabilisce che: 1. sin dall’immediato, le Pubbliche Amministrazioni devono garantire, quotidianamente, settimanalmente o nel corso di più settimane lo svolgimento del lavoro agile per il 50% delle risorse umane con queste funzioni e per i compiti che possono essere svolti secondo questa modalità. La possibilità di usare il lavoro flessibile in modalità semplificata sarà possibile fino al 31 dicembre 2020; 2. gli enti, seguendo l’evoluzione dell’emergenza sanitaria, dovranno assicurare ampie possibilità di lavoro agile, in conformità alle possibilità organizzative, alla qualità e al concreto realizzarsi del servizio prestato; 3. le amministrazioni saranno chiamate all’organizzazione dello smart working, fornendo i dispositivi informatici e digitali ritenuti necessari allo svolgimento dell’attività lavorativa, seppur il dipendente possa usare la strumentazione di cui è in possesso. Inoltre, il decreto prevede che le amministrazioni dovranno ricorrere ad adeguati sistemi di misurazione e valutazione della prestazione fornita, in relazione alle particolarità del lavoro agile. Sarà compito del dirigente effettuare il monitoraggio delle performance lavorative, sia in termini di qualità che di quantità. Infine, ricorda Giovanni De Pierro, anche i lavoratori disabili e appartenenti alle categorie fragili hanno diritto alla fruizione di questa modalità di lavoro, in relazione alle competenze di cui dispongono.